L’alluminio verde

Prima di parlare dell’alluminio verde è necessario considerare le conseguenze sull’ambiente della produzione dell’alluminio primario.

Il riscaldamento climatico globale è diventato ormai da alcuni anni il principale nemico del pianeta e dell’umanità.

La temperatura terrestre ha visto un aumento pari a 0,7°C rispetto all’era pre-industriale. 

Proseguendo di questo passo raggiungeremo presto i 2°C di aumento, causando, a detta di scienziati e luminari, esiti drammatici e non più controllabili.

Oggi combattere questo fenomeno è fondamentale e anche i produttori di alluminio intendono partecipare a questa importante partita con il loro miglior giocatore… l’alluminio verde.

Alluminio eco sostenibile

Nuovi processi eco-sostenibili stanno dando vita ad una vera e propria trasformazione mondiale dell’industria dell’alluminio.

Tutti i paesi, principali produttori di alluminio, si sono posti l’obbiettivo di ridurre le emissioni in atmosfera entro il 2050 per combattere il cambiamento climatico.

Produrre alluminio primario, partendo dall’allumina, è una delle attività più inquinanti sul pianeta a causa delle ingenti emissioni di CO2. 

L’industria dell’alluminio primario è responsabile del 4% delle emissioni globali di anidride carbonica. 

Il 70% dell’alluminio primario che oggi viene prodotto nel mondo utilizza fonti di energia non rinnovabili.

Infatti, questo processo energivoro, richiede 37 GJ di energia termica e 58 GJ di elettricità per ogni tonnellata prodotta. 1GJ (Giga Joule) è pari a 1.000.000.000 Joule.

Quindi una tonnellata di alluminio genera emissioni dirette in atmosfera per 3,7 tonnellate di CO2 a cui si aggiungono 8,3 tonnellate di CO2 generate dal consumo elettrico per un totale pari a 12 tonnellate in totale. Circa il 75% di tutte le emissioni di gas serra nell’industria globale dell’alluminio vengono da centrali elettriche alimentate a carbone e a gas che forniscono l’energia agli smelter che sono le industrie che trasformano l’allumina in alluminio.

Definizione di alluminio verde

Per essere definito verde, l’alluminio deve aver generato nel suo processo di trasformazione da allumina ad alluminio una quantità di CO2 inferiore a 4 Tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di alluminio prodotta.

Questa quota è di 4/5 volte inferiore rispetto alle emissioni generate da un processo alimentato a carbone e meno della metà rispetto all’alluminio prodotto utilizzando una fonte energetica di gas.

Alcuni produttori oggi stanno utilizzando l’energia  proveniente da impianti idroelettrici oppure da impianti che sfruttano l’energia solare.

Tra i principali richiedenti di alluminio verde ci sono le case automobilistiche soprattutto quelle europee.

Infatti, importanti marchi tedeschi sono in prima linea nell’aumentare le iniziative per rendere più “green” non solo i loro veicoli ma anche il sistema con cui li producono.

Produrre un’auto elettrica produce più CO2  che produrre un’auto con motore a combustione.

Le case automobilistiche, infatti, sono sì interessate a produrre auto elettriche ma queste automobili oltre ad avere bassa o nulla soglia di inquinamento, devono montare componenti a basso contenuto di CO2 emesso durante la loro produzione.

A queste aziende si aggiungono produttori di elettronica, imballaggi, elettrodomestici e aziende nel settore delle costruzioni.

Il mercato dell’alluminio green

I governi vogliono introdurre una tassa sul carbonio per “obbligare” le aziende a de-carbonizzarsi entro il 2050.

Questo obiettivo dovrebbe essere visto dai produttori di alluminio green come una grande possibilità, soprattutto per l’Europa, di sviluppare competenze e know-how producendo in casa materiali e componenti in alluminio che oggi dobbiamo importare da altri paesi. Ecco che si formano le basi per creare un nuovo mercato di alluminio.

Sono già diverse le aziende che producono alluminio verde o a basso contenuto di carbonio e i motivi principali sono fondamentalmente due:

Alzare i prezzi dell’alluminio sul mercato.

Infatti, produrre alluminio verde come abbiamo visto costa di più. 

Tenere lontana la concorrenza.

Oggi paesi come l’India e la Cina producono quantità enormi di alluminio primario ma sul totale di questo quantitativo solo una piccola percentuale, si stima il 10%, è a basso contenuto di carbonio.

La Cina è il 1° produttore al mondo di alluminio (55% sul totale) ma è anche il suo primo consumatore. 

I paesi più virtuosi in questa statistica sono Russia, Canada e Sud America.

L’Europa segue questi paesi a poca distanza.

Cos’è l’Emission Trading Sistem (ETS)?

“Emission Trading Sistem” (ETS) è uno strumento amministrativo utilizzato dall’Europa per controllare l’emissione di inquinanti e gas serra a livello internazionale.

L’ETS limita il numero di emissioni consentite in un dato anno e in un determinato settore di produzione.

Chi “produce” CO2 deve acquistare quote di ETF che non sono altro che crediti di carbonio per produrre le emissioni previste in un anno.

Il loro prezzo è aumentato da 4 €/t nel 2010 a 32 €/T inizio 2021.” 

L’alluminio secondario (da riciclo)

L’alluminio secondario è già alluminio verde… ma il quantitativo di rottami è di gran lunga inferiore rispetto alla domanda del mercato a causa della lunga vita dei prodotti che vengono realizzati, di conseguenza l’alluminio mancante deve essere ottenuto tramite la produzione primaria. 

Più della metà dell’alluminio attualmente prodotto in Europa deriva da materie prime riciclate e questo trend è in crescita con 4 milioni di tonnellate prodotte nel 2020.

Poiché il quantitativo di energia necessario per riciclare l’alluminio è pari a circa il 5% dell’energia consumata per la produzione primaria, visto che le fasi energivore come raffinazione della bauxite e processo elettrolitico dell’allumina per produrre alluminio non sono necessarie, l’alluminio da riciclaggio è già verde.

Dopo la selezione, gli imballaggi in alluminio, prima raccolti poi pressati in balle, vengono avviati a riciclo in fonderia.

Sostanzialmente qui il materiale viene pre-trattato a circa 500°C per essere epurato da vernici o altre sostanze aderenti e poi fuso a 800°C per ottenere alluminio liquido da cui si ottengono lingotti e placche destinate a essere lavorate per la produzione di semilavorati e nuovi manufatti.

I rottami di alluminio vanno classificati in nuovi e usati:

Nuovi si intendono i rottami che derivano dalla produzione di alluminio primario o dalla produzione di semilavorati e prodotti finiti in alluminio prima che questo venga venduto all’utilizzatore finale. 

Si parla di rifusione: i rottami nuovi sono utilizzati per produrre leghe di qualità.

Usati derivano dalla raccolta e/o dal trattamento di prodotti contenenti alluminio dopo l’uso da parte dei consumatori, ad esempio parti di automobili, parti di macchinari, serramenti, lattine e imballaggi per citarne alcuni.

In questo caso si parla di raffinazione: si aggiungono alliganti durante il processo di fusione per ottenere la componente richiesta dal prodotto finito.

L’alluminio secondario si equivale al primario anche dopo numerosi cicli di vita.

Il riciclo consente:

  • Recupero di un materiale prezioso
  • Risparmio di energia
  • Riduzione delle emissioni serra
  • Riduzione delle attività estrattive
  • Limita gli oneri di smaltimento

Le incessanti richieste da parte dell’ambiente, dei governi e soprattutto la maggior attenzione dei consumatori finali, spingeranno sempre di più le aziende produttrici e trasformatrici verso la riorganizzazione e l’innovazione del processo produttivo abbassando il valore delle emissioni inquinanti nei prodotti finiti per garantire la salvaguardia dell’ambiente.

Da parecchi anni, la fonderia Eurofondalp utilizza per la propria produzione di fusioni di alluminio in sabbia a verde – meglio conosciute come fusioni in terra – alluminio secondario.

Infatti, circa l’80% delle fusioni prodotte in fonderia è realizzata con questo tipo di alluminio, garantendo un’alta qualità e durata dei prodotti ottenuti e mantenendo l’attenzione puntata verso il rispetto per l’ambiente.